Le gite sul luogo del delitto
Cari amici che vivete nel passato,
oggi voglio parlarvi di un comportamento sottoculturale, ma molto diffuso, che si ricollega perfettamente all'argomento di ieri, ai delitti da prima pagina: le gite sui luoghi del crimine.
Vi sono delle vere e proprie agenzie di viaggi specializzate nell'organizzazione di queste particolari gite turistiche. Queste agenzie sono molto abili, non appena si sparge la notizia di un crimine efferato subito sono pronte ad offrire un pacchetto all-inclusive che comprende il viaggio, la colazione, il pranzo, la cena, un accompagnatore perfettamente informato sui fatti e, sulla via del ritorno, una dimostrazione commerciale di pentole e articoli per la casa.
I pullman così organizzati sono sempre pieni e i biglietti vanno esauriti giorni prima nonostante i prezzi siano piuttosto cari.
Decine e decine di torpedoni confluiscono sulla scena dell'evento e parecchie centinaia di persone si trovano a scorrazzare laddove si è svolto il crimine. Lo scopo principale è vedere dal vivo i posti apparsi in video. La gente, ammucchiata come un gregge di pecore, sciama da un punto all'altro, dalla caserma dei carabinieri al bar del cugino della vittima, dalla villetta dell'omicidio al citofono del testimone chiave. Qualsiasi posto vale la pena di essere visitato purché sia stato almeno una volta ripreso dalle telecamere. I più organizzati si portano dei visori portatili con cui riguardare le registrazioni delle trasmissioni per controllare la corrispondenza tra immagini e realtà
Il massimo per questa gente è riuscire a vedere dal vivo uno dei protagonisti, possibilmente farsi fare un autografo, quantomeno fotografarlo e, nel caso di massima fortuna, farsi fare una fotografia insieme. Va bene chiunque: il bottegaio dell'angolo, il conoscente, il parroco, un passante, qualsiasi persona, purché, almeno una volta, sia apparsa in un servizio.
Se, casualmente, durante la gita qualcuno si imbatte nel collegamento in diretta di un inviato, immediatamente va a posizionarsi dietro al giornalista e, in favore di telecamera telecamera, si mette a fare ciao-ciao con la mano. Questa cosa trasforma l'anonimo gitante in protagonista, suscitando l'invidia degli altri gitanti che, però, non perdono l'occasione per farsi fare una foto assieme.
A sera, stanchi, ma felici, tornano sui loro pullman e, durante il viaggio di ritorno, mezzi assopiti, si mettono a fantasticare sul momento di gloria che avranno l'indomani, quando potranno dire ai colleghi di lavoro e agli amici: "ebbene si, io ci sono stato!"
Ed ora mi devo scollegare, la prudenza non è mai troppa!
oggi voglio parlarvi di un comportamento sottoculturale, ma molto diffuso, che si ricollega perfettamente all'argomento di ieri, ai delitti da prima pagina: le gite sui luoghi del crimine.
Vi sono delle vere e proprie agenzie di viaggi specializzate nell'organizzazione di queste particolari gite turistiche. Queste agenzie sono molto abili, non appena si sparge la notizia di un crimine efferato subito sono pronte ad offrire un pacchetto all-inclusive che comprende il viaggio, la colazione, il pranzo, la cena, un accompagnatore perfettamente informato sui fatti e, sulla via del ritorno, una dimostrazione commerciale di pentole e articoli per la casa.
I pullman così organizzati sono sempre pieni e i biglietti vanno esauriti giorni prima nonostante i prezzi siano piuttosto cari.
Decine e decine di torpedoni confluiscono sulla scena dell'evento e parecchie centinaia di persone si trovano a scorrazzare laddove si è svolto il crimine. Lo scopo principale è vedere dal vivo i posti apparsi in video. La gente, ammucchiata come un gregge di pecore, sciama da un punto all'altro, dalla caserma dei carabinieri al bar del cugino della vittima, dalla villetta dell'omicidio al citofono del testimone chiave. Qualsiasi posto vale la pena di essere visitato purché sia stato almeno una volta ripreso dalle telecamere. I più organizzati si portano dei visori portatili con cui riguardare le registrazioni delle trasmissioni per controllare la corrispondenza tra immagini e realtà
Il massimo per questa gente è riuscire a vedere dal vivo uno dei protagonisti, possibilmente farsi fare un autografo, quantomeno fotografarlo e, nel caso di massima fortuna, farsi fare una fotografia insieme. Va bene chiunque: il bottegaio dell'angolo, il conoscente, il parroco, un passante, qualsiasi persona, purché, almeno una volta, sia apparsa in un servizio.
Se, casualmente, durante la gita qualcuno si imbatte nel collegamento in diretta di un inviato, immediatamente va a posizionarsi dietro al giornalista e, in favore di telecamera telecamera, si mette a fare ciao-ciao con la mano. Questa cosa trasforma l'anonimo gitante in protagonista, suscitando l'invidia degli altri gitanti che, però, non perdono l'occasione per farsi fare una foto assieme.
A sera, stanchi, ma felici, tornano sui loro pullman e, durante il viaggio di ritorno, mezzi assopiti, si mettono a fantasticare sul momento di gloria che avranno l'indomani, quando potranno dire ai colleghi di lavoro e agli amici: "ebbene si, io ci sono stato!"
Ed ora mi devo scollegare, la prudenza non è mai troppa!
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