Blog dal futuro

martedì, novembre 27, 2007

Le gite sul luogo del delitto

Cari amici che vivete nel passato,
oggi voglio parlarvi di un comportamento sottoculturale, ma molto diffuso, che si ricollega perfettamente all'argomento di ieri, ai delitti da prima pagina: le gite sui luoghi del crimine.

Vi sono delle vere e proprie agenzie di viaggi specializzate nell'organizzazione di queste particolari gite turistiche. Queste agenzie sono molto abili, non appena si sparge la notizia di un crimine efferato subito sono pronte ad offrire un pacchetto all-inclusive che comprende il viaggio, la colazione, il pranzo, la cena, un accompagnatore perfettamente informato sui fatti e, sulla via del ritorno, una dimostrazione commerciale di pentole e articoli per la casa.

I pullman così organizzati sono sempre pieni e i biglietti vanno esauriti giorni prima nonostante i prezzi siano piuttosto cari.

Decine e decine di torpedoni confluiscono sulla scena dell'evento e parecchie centinaia di persone si trovano a scorrazzare laddove si è svolto il crimine. Lo scopo principale è vedere dal vivo i posti apparsi in video. La gente, ammucchiata come un gregge di pecore, sciama da un punto all'altro, dalla caserma dei carabinieri al bar del cugino della vittima, dalla villetta dell'omicidio al citofono del testimone chiave. Qualsiasi posto vale la pena di essere visitato purché sia stato almeno una volta ripreso dalle telecamere. I più organizzati si portano dei visori portatili con cui riguardare le registrazioni delle trasmissioni per controllare la corrispondenza tra immagini e realtà

Il massimo per questa gente è riuscire a vedere dal vivo uno dei protagonisti, possibilmente farsi fare un autografo, quantomeno fotografarlo e, nel caso di massima fortuna, farsi fare una fotografia insieme. Va bene chiunque: il bottegaio dell'angolo, il conoscente, il parroco, un passante, qualsiasi persona, purché, almeno una volta, sia apparsa in un servizio.

Se, casualmente, durante la gita qualcuno si imbatte nel collegamento in diretta di un inviato, immediatamente va a posizionarsi dietro al giornalista e, in favore di telecamera telecamera, si mette a fare ciao-ciao con la mano. Questa cosa trasforma l'anonimo gitante in protagonista, suscitando l'invidia degli altri gitanti che, però, non perdono l'occasione per farsi fare una foto assieme.

A sera, stanchi, ma felici, tornano sui loro pullman e, durante il viaggio di ritorno, mezzi assopiti, si mettono a fantasticare sul momento di gloria che avranno l'indomani, quando potranno dire ai colleghi di lavoro e agli amici: "ebbene si, io ci sono stato!"

Ed ora mi devo scollegare, la prudenza non è mai troppa!

lunedì, novembre 26, 2007

Delitti irrisolti ed audience televisiva

Cari amici del passato,
è un po' di tempo che non vi scrivo, purtroppo in questi sciagurati tempi esprimere liberamente le proprie opinioni è molto pericoloso, a volte sono costretto a restare in silenzio per lunghi per periodi per evitare di essere scoperto.

Questa volta vi vorrei parlare di quei delitti irrisolti che accendono l'interesse morboso delle televisioni. Di questi casi, mediamente, ne succede uno al mese.

Perché un delitto entri in questa categoria non basta che il colpevole non sia ancora stato scoperto; con questa caratteristica ne esistono centinaia, dove di solito la vittima è un magistrato, un poliziotto, un oppositore politico, oppure un testimone chiave di un processo, purtroppo questi crimini non fanno notizia.

Per diventare il delitto del mese, invece, ci devono essere le seguenti caratteristiche:

  • avvenire in una rispettabile cittadina di provincia, dove sia possibile intervistare una vecchietta che dica "E' orribile, cose così qua non se ne sono mai viste negli ultimi settant'anni. Deve essere gente di fuori!"
  • La vittima o l'indiziata principale deve essere una gnocca stellare. Meglio l'indiziata perché essendo viva può suscitare orde di fan che le scrivono messaggi d'amore, aprono blog, fondano club e a volte partiti politici. Se la super passera è la vittima, è, come minimo, opportuno che salti fuori un video amatoriale che la riprenda in atti sessuali espliciti.
  • Tra i fortemente sospettati ci deve essere almeno un extracomunitario. I cittadini svizzeri e gli americani non vanno bene. Preferibili sono gli africani di colore, gli slavi tutti e i rumeni di qualsiasi etnia.
  • Il delitto deve essere fortemente efferato con molto spargimento di sangue. Il non plus ultra lo si raggiunge nei casi in cui il cadavere viene sezionato e gli uomini del RIS escono con i sacchetti come se avessero appena fatto la spesa (con lo stesso sguardo tra l'incazzato e l'annoiato di chi è stato in coda alla cassa).
  • Il luogo del delitto deve essere facilmente presidiabile da giornalisti e cameramen. Una villetta in un quartiere residenziale è la location perfetta. Se c'è davanti un bar ancora meglio così i giornalisti nell'attesa possono bersi un caffé o fare una partita a briscola con gli anziali locali.
  • La polizia o i carabinieri brancolano nel buio.
Se tutte queste caratteristiche sono raggiunte il delitto accede di diritto alla prima pagina di tutti i giornali e telegiornali. Per giorni e giorni non si parla di altro. Tutto il resto passa in secondo piano. Vengono mandati in onda parecchi servizi speciali e moltitudini di rubriche di approfondimento. Vengono fatti sondaggi e la gente viene intervistata per le strade. In tutti i talk show è l'argomento principale.

Ovviamente l'apice lo raggiunge la trasmissione di Albino Fuchi, la seguitissima Porta e Finestra, dove i soliti ospiti si scannano per esprimere le loro inutili opinioni, cui fanno seguito morbosi servizi filmati con amici e parenti della vittima nonché l'immancabile plastico del delitto al centro dello studio.

Passate un paio di settimane, quando ormai l'interesse sul caso è scemato, improvvisamente gli investigatori risolvono il caso e sbattono il colpevole in galera.

Alla fine dell'anno il caso migliore viene premiato con l'Italian Telecrime Award.

Anche per questa volta devo chiudere, non posso rischiare di essereintercettato.

lunedì, novembre 05, 2007

Giornali di partito

Carissimi antenati,
vi voglio raccontare una delle tante nefandezze politiche che avvengono ai giorni nostri. So che faticherete a credermi perché sono certo che ai tempi vostri schifezze così non potevano accadere.

Da noi basta che due deputati si mettano d'accordo e creino un cosiddetto sodalizio politico perché abbiano diritto ad aver un giornale interamente finanziato dai soldi pubblici. Lo Stato versa loro un emolumento che, per legge, non può essere inferiore ad un iperlione di svalutoni (pari a circa 1 milione di euro dei vostri tempi). Per ottenerlo, però, bisogna assicurare una tiratura minima di copie giornaliere: cinque. Per raggiungere questa gravosa soglia, di solito, i due parlamentari si comprano una Xerox usata (qualcuno per contenere ulteriormente i costi usa la carta carbone).

In teoria il giornale dovrebbe tenere una contabilità regolare e poter dimostrare che i fondi sono stati spesi in maniera propria, purtroppo nessuno potrà mai controllare quella contabilità essendo i deputati protetti dall'impunità parlamentare.

L'esempio più schifoso è dato dalla testata Il papier, il cui direttore, un certo GianGiano Ferlara, è un immondo ciccione che scrive soltanto beceri articoli di propaganda in funzione dei voleri dell'eminentissimo Silber. Per capire meglio il personaggio bisogna sapere che GianGiano non è il suo vero nome, ma è un soprannome che gli diedero in gioventù perché anch'egli, come il dio mitologico, è bifronte: cioè la faccia come il culo.

I maligni dicono che il suo quotidiano non può neanche essere usato come succedaneo della carta igienica, essendo già pieno di cacca. La cosa più comica è che nei suoi editoriali (in sostanza pagati da noi) si spertica a favore del più sfrenato liberismo. Non mi stupirei se un giorno dichiarasse di essere anoressico.

Anche questa volta vi devo salutare per non rischiare di essere individuato.